Collapse Colonna sonora (2009)

Sinossi

Gli americani generalmente amano sentire buone notizie. Amano credere che un nuovo presidente correggerà vecchi torti, che l'energia pulita sostituirà il petrolio sporco e che un pensiero fresco metterà a posto l'economia. Gli opinionisti americani tendono a trattenere il loro pessimismo e sperare nel meglio. Ma qualcuno è preparato al peggio?

Incontra Michael Ruppert, un tipo di americano diverso. Un ex poliziotto di Los Angeles diventato reporter indipendente, ha predetto la crisi finanziaria attuale nel suo bollettino autoprodotto. From the Wilderness, in un momento in cui la maggior parte degli analisti di Wall Street e Washington erano ancora in fase di negazione.

Il regista Chris Smith ha dimostrato un'affinità per gli emarginati in film come American Movie e The Yes Men. In Collapse, si discosta stilisticamente dai suoi documentari precedenti intervistando Ruppert in un formato che ricorda il lavoro di Errol Morris e Spalding Gray.

Seduto in una stanza che sembra un bunker, Ruppert racconta la sua carriera come pensatore radicale e delinea le crisi che vede all'orizzonte. Si basa sulle stesse notizie e dati disponibili a qualsiasi utente di Internet, ma applica un'interpretazione unica. È particolarmente appassionato della questione del "picco del petrolio", la preoccupazione sollevata dagli scienziati dagli anni settanta che il mondo finirà per esaurire il combustibile fossile. Mentre altri esperti dibattono su questo problema con toni misurati, Ruppert non si trattiene dal suonare l'allarme, dipingendo un futuro apocalittico.

Ascoltando il suo rapido flusso di opinioni, lo spettatore è probabile che metta in discussione parte della retorica come paranoica o delirante, e oscillare su cosa fare dell'estremismo. Smith permette agli spettatori di formarsi il proprio giudizio.

Collapse serve anche come ritratto di un solitario. Nel corso degli anni, Ruppert si è battuto per ciò in cui crede nonostante l'opposizione feroce. Descrive candidamente i sacrifici e i motivatori nella sua vita. Mentre altri osservatori analizzano i dettagli della crisi economica, Ruppert la considera sintomatica di nient'altro che il collasso della civiltà industriale stessa.

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