The Revelation of the Pyramids
Un punto di vista apocrifo sulle piramidi, che inizia con un senso di meraviglia di fronte alla straordinaria realizzazione dell'architettura e della scultura faraonica, soprattutto a Gizeh, data la dimensione della piramide di Cheope, il peso, la scultura incredibilmente precisa, le quattro coppie di lati leggermente spostati, le forme misurate con incredibile precisione e la simmetria sbalorditiva.
Successivamente mette in discussione e sfida le credenze convenzionali dell'egittologia, che definisce non provate o addirittura impossibili da verificare, come l'assenza di macchine, una durata del cantiere di soli 20 anni o l'orientamento accidentale verso l'equinozio.
Prosegue elaborando la teoria che altri importanti siti tecnologici delle piramidi in America precolombiana, Isola di Pasqua e Cina non possono casualmente giacere su due linee che si intersecano a Gizeh, anche se non contemporanei e senza contatti conosciuti nelle loro epoche, e presentano diverse cose improbabili in comune, come alcune delle loro culture.
Teorie matematiche e misurazioni elaborate indicano che gli Egizi dovevano conoscere un po' di astronomia, il pi greco e il numero aureo, forse persino il metro, e tale conoscenza potrebbe essere stata segretamente tramandata.
Gli autori concludono che la spiegazione più logica è una civiltà più antica, cancellata, che potrebbe aver cercato di avvertirci del disastro apocalittico che li ha cancellati, forse iniziando con la crisi climatica attuale.
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The Revelation of the Pyramids
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